Lo aveva detto e lo ha fatto! Vladimir Putin ha mantenuto il suo impegno per dare un segno chiaro: la federazione Russa è una cosa seria. Se l’embargo c’è, c’è per tutti. Le autorità russe hanno distrutto almeno 220 tonnellate di frutta sotto embargo, proveniente dai Paesi occidentali, nonostante le critiche suscitate nell’opinione pubblica dalla direttiva del presidente Vladimir Putin di procedere nelle distruzioni di cibo. La frutta distrutta, secondo quanto riferisce l’agenzia di controllo sull’agroalimentare Rosselkhoznadzor, era arrivata attraverso triangolazioni per aggirare l’embargo imposto da Mosca contro i prodotti occidentali in risposta alle sanzioni Usa e Ue per il suo ruolo nella crisi ucraina. Circa 180 tonnellate di prodotto erano registrate come moldave o turche, ma erano in realtà di origine Ue. Altre 40 tonnellate erano transitate attraverso la frontiera della Bielorussia, con falsi certificati marocchini e dell’Ecuador. In realtà provenivano, secondo l’agenzia, dalla Lituania. Finora questi prodotti venivano reinviati ai Paesi d’origine, ora è in vigore un decreto del Cremlino che ne ordina la distruzione e le immagini dei formaggi europei schiacciati dalle ruspe hanno creato un certo shock. Le distruzioni di cibo, in un Paese che ancora ricorda le carestie e le privazioni del XX secolo, hanno provocato proteste. Una petizione sul sito Change.org è stata già firmata da 310mila persone. In essa si chiede che il cib o venga donato “agli anziani combattenti, ai disabili, alle famiglie numerose, a quelli che hanno subito recenti disastri naturali”. Paesi legati alla Russia a accordi doganali, come il Kazakistan e la Bielorussia, sono diventati i porti d’ingresso dei prodotti europei che vogliono aggirare l’embargo russo. Con queste distruzioni, Mosca spera di scoraggiare questa pratica. Secono la Coldiretti, l’embargo sui prodotti alimentari da parte della Russia è costato all’Italia circa 240 milioni di euro in un anno solo di mancato export nei prodotti agroalimentari Made in Italy direttamente colpiti, ma le perdite sono nettamente maggiori se si considerano gli effetti indiretti che riguardano altri prodotti ed altri settori.