di Alessandro Corneli /
Lo credevano vignaiolo soddisfatto. Si sbagliavano. Massimo D’Alema non ha mai smesso di pensare alla politica e a un suo ruolo veramente importante.Come Giuliano Amato: non dimentichiamo neanche costui.
I vari Cuperlo, Fassina, Civati e Bersani hanno fatto finora un passo avanti e uno indietro, senza concludere, senza mostrare una vera e forte volontà. Allora ci ha pensato Massimo D’Alema che ha attaccato il Pd di Renzi, definendolo “un partito a forte posizione personale”, per di più “carico di arroganza”. E, alla minoranza confusa, timida e velleitaria, ha detto che “può avere peso solo se si muove con coerenza e, una volta definiti i punti invalicabili, si muove con assoluta intransigenza”. Traduzione: se non condivide le scelte di Renzi, deve votare “no”,
Il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha reagito: “Dispiace che dirigenti importanti per la storia della sinistra usino toni degni di una rissa da bar. Così si offende la nostra comunità”. In quella definizione “dirigenti importanti per la storia” c’è il tentativo di tenere fuori campo D’Alema, di considerarlo rottamato per sempre. Ma si sbaglia. Ancora non c’è una reazione di Renzi, che indubbiamente vede nelle parole di D’Alema qualcosa di più di battute da bar. Perché D’Alema ha detto una cosa che mina il potere di Renzi: “Renzi è sostenuto anche da forze che non sono iscritte al Pd”. Ora sono queste forze esterne, che sostengono Renzi, che D’Alema chiama in causa, invitandole implicitamente a rivedere la loro posizione.
Pierluigi Bersani si è ringalluzzito: “D’Alema ha detto una cosa sacrosanta: c’è tanta gente nel Pd che è in sofferenza e a disagio”. Ma non penso che ne abbia capito fino in fondo il disegno strategico in quanto ha precisato: “Conoscendolo, non credo che stia strizzando l’occhio a Landini”. No, Bersani non conosce D’Alema.
In Italia c’è solo un altro leader che conosce D’Alema: è Giuliano Amato. I due – delusi per tanti motivi ma nel pieno delle loro capacità analitiche e manovriere – hanno capito che il gattopardismo twittaro di Renzi può schiantarsi da un momento all’altro perché Renzi guida il Tir-Italia come se fosse una Cinquecento (non una Ferrari..), e tenendo una mano sola sul volante. Forse dispongono anche di informazioni importanti che ricavano dai loro contatti internazionali. Probabilmente sono convinti che lo spostamento di tutto il potere istituzionale su Palazzo Chigi è come spostare tutto il carico di una nave da una parte sola.
D’Alema si definisce un “extraparlamentare”: nella situazione odierna, non è una definizione riduttiva. Amato è giudice della Corte costituzionale, quindi ha le mani e la lingua più legate, ma non il cervello. Non mi sorprenderebbe se il primo avesse preannunciato al secondo la sua uscita, destinata a muovere le acque non solo all’interno del Pd.
Il titolo di questo commento è rielaborato dai due celebri versi manzoniani del Conte di Carmagnola:
– S’ode a destra uno squillo di tromba,
– A sinistra risponde uno squillo.
Il fatto è che a destra nulla si ode, non squillo, ma rumori confusi. Aspettare e guardare.