A cura della redazione de ILPARLAMENTARE.IT/
“Lo Stato é chiaramente responsabile perché quel ragazzo é morto quando era nelle mani dello Stato. Ma sono il capo del potere esecutivo e non commento le sentenze. La partita non é chiusa, i giudici valuteranno”. “Così il Presidente del Consiglio Matteo Renzi commenta in un’intervista a Ballarò su Raitre la sentenza della Corte d’Appello che assolve tutti.
FABIO GALLO FONDATORE DELLA “CARTA DELLA PACE PER LA TUTELA DELLA MEMORIA E DEI DIRITTI UMANI”
Sul caso Cucchi abbiamo ascoltato una voce trasversale che proviene dal mondo della Cultura e delle attività di Pace e che ha molti motivi per essere chiamato in capitolo in questo momento. Fabio Gallo che ci pregiamo avere direttore editoriale della Testata ha vissuto un’esperienza forte che lo rende voce autorevole, se non del tutto unica. Ricordiamo che proprio sul suo caso l’Italia è stata condannata il 17 Luglio 2007 dalla Grande Corte di Strasburgo per la violazione dell’art. 10 dei Diritti Umani. Fu la prima volta nella storia della Repubblica. A proposito del caso Cucchi ha dichiarato:
“Le parole del Presidente de Consiglio dei Ministri Matteo Renzi dovrebbero bastare a commentare un dramma che non appartiene solo alla famiglia del povero Stefano bensì a tutta la società. Alle sue si sono aggiunte quelle del Presidente del Senato che di mestiere è un alto Magistrato. Pietro Grasso ha rafforzato le dichiarazioni del Presidente del Consiglio affermando ‘chi sa parli’. Ciò significa che ai massimi livelli c’è la consapevolezza che la verità dei fatti è diametralmente opposta alla situazione attuale. Negli anni 1994 -1997 fui denunciato una miriade di volte dal procuratore della Repubblica di Cosenza Alfredo Serafini al quale i suoi stessi colleghi chiusero sempre sfavorevolmente per lui indagini e processi. Nel ricordo di quel periodo drammatico, oltre ai danni subiti sul piano personale e familiare fu arrecato un grosso danno alla stessa immagine della Giustizia e della Repubblica Italiana. La Giustizia, pertanto, a volte tarda ad arrivare a causa dell’aspro percorso fatto da uomini. Nel caso di Cucchi, per fortuna, questa buona Giustizia è invocata, nonostante l’appello, dalle più alte Istituzioni di Stato. Per quanto riguarda la Polizia va detto che accusare eventualmente un solo uomo che indossa indegnamente l’abito dello Stato non significa non avere rispetto del prestigioso e delicato lavoro delle Forze dell’Ordine. Anzi! Al contrario, fare corpo per tutelare una o più persone responsabili di eventuali danni o crimini, mette in crisi tutto l’ordinamento dello Stato e gli indirizzi che esso impartisce ai suoi Cittadini. Inoltre, e questo in modo particolare dovrebbe farci riflettere, proprio ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha invitati tutti gli italiani a prendere coscienza del fatto che beghe e polemiche provenienti dal mondo della politica che affondano le proprie radici in profondi odi tra le parti, in un contesto geopolitico internazionale delicatissimo come l’attuale, rendono particolarmente vulnerabile l’intero nostro Paese ad attacchi esterni anche di tipo terroristico. In questo clima ogni ingiustizia compiuta su singoli, gruppi o sull’intera società, potrebbero essere benzina sul fuoco. Dunque, e concludo: ogni volta che uno o più individui vestendo gli abiti dello Stato ritengono di poter commettere atti spregiudicati e non conformi alle leggi e contro i diritti umani, meritano a loro carico approfondite indagini che come unico scopo abbiano la Giustizia Giusta e la Vera Verità. Come vedete l’Italia dei social è morta insieme a Stefano Cucchi. Lo Stato ha il dovere morale di riparare gli errori ove essi fossero stati commessi e far sentire i Cittadini Italiani uniti in un solo valore che si chiama ‘legalità’. Ora, tutti noi, dobbiamo ascoltare le parole del Presidente della Repubblica che contengono un allarme molto serio e un buon consiglio per la Sicurezza Nazionale. Così, da Paese giusto, avremo anche il rispetto delle Nazioni. Il mio abbraccio più sentito a caro vada alla famiglia di Stefano Cucchi e alla sorella di Stefano in modo speciale. Una Donna coraggiosa cui Uomini e Donne italiane non dovrebbero far mancare il proprio affetto. ‘Si muore quando si rimane da soli‘ disse un grande Uomo, un Magistrato, che la mafia siciliana ha fatto saltare in aria. Come vediamo è l’ingiustizia che accomuna le vittime di qualsiasi ordine e grado. Chiedo alla Redazione di scegliere quale immagine una deposizione quale segno di rispetto per la morte di un giovane”.