Federica Mogherini è la candidata ufficiale dell’Italia per la Commissione Ue e per il posto di ‘ministro degli Esteri’ dell’Unione. Ma la partita delle nomine tra Roma e Bruxelles è ancora tutta da giocare. E quella che il presidente del nuovo esecutivo, Jean Claude Juncker, dovrà condurre con i partner Ue rischia di arrivare ai tempi supplementari, facendo slittare l’insediamento del nuovo esecutivo europeo al 2015. Juncker ha ottenuto che tutti, o quasi, i governi designassero i loro commissari entro oggi. All’appello – a quanto si è appreso – mancano solo Bulgaria, Olanda, Portogallo, Danimarca e Belgio. L’Italia in zona cesarini ha ufficializzato la scelta di Mogherini, per la quale chiede da tempo il posto di Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza (Pesc), una qualifica che porta con sé anche la nomina a vicepresidente dell’esecutivo europeo. “Caro presidente, desidero informarla che il governo italiano ha deciso di designare Federica Mogherini, attuale ministro degli esteri, come candidato al ruolo di Alto rappresentante e vicepresidente della Commissione europea”, ha scritto il premier Matteo Renzi in una lettera a Juncker. Il presidente del Consiglio ha voluto così puntualizzare anche la carica che richiede l’Italia. Secondo quanto si apprende in ambienti diplomatici, poco prima sarebbe stata la Polonia a indicare esplicitamente il suo candidato Radoslaw Sikorski, un popolare, alla poltrona di ministro degli Esteri dell’Europa nella lettera inviata a Juncker. In serata, a Varsavia, il premier polacco Donald Tusk ha affermato che Sikorski è il candidato “ideale” al ruolo di Mr Pesc. Nella missiva inviata al presidente della Commissione, Renzi gli ha rinnovato gli “auguri per un proficuo mandato”, concludendo con un “avec amitié” in francese. “Il Pse non ha il diritto di esprimere l’Alto rappresentante – aveva detto Matteo Renzi qualche ora prima di mettere nero su bianco la candidatura di Mogherini – ma ha il dovere” di farlo “in un quadro in cui la presidenza è andata a Juncker”, esponente Ppe. Dopo aver raccolto i nomi dei candidati, per il capo della prossima Commissione la parte più difficile comincia però proprio ora. Uno dei principali ostacoli per formare una squadra che possa ottenere l’indispensabile via libera del Parlamento Ue è quello delle ‘quote rosa’. Al momento le candidate commissarie sono solo quattro: oltre a Mogherini, la svedese Malmstrom, la ceca Jourova e la slovena Bratusek. Alle quali si potrebbero aggiungere la bulgara Georgieva e la belga Thyssen. Sempre poche rispetto alle nove che il presidente del Pe, Martin Schulz, ha indicato come soglia minima necessaria. Per questo Juncker si prepara a trattare con gli Stati – a cui potrebbe chiedere di sostituire le candidature inviate – ma solo dopo che il vertice del 30 agosto avrà messo un punto fermo su Mr o Lady Pesc e sui presidenti del Consiglio Ue e dell’Eurogruppo. L’altro rompicapo che attende Juncker è quello della ripartizione dei portafogli. La corsa di Mogherini verso l’incarico di Lady Pesc è insidiata da Georgieva che, sebbene non ufficialmente candidata, Juncker gradirebbe di più, anche per placare le proteste dei Paesi dell’Est contro l’italiana che considerano troppo vicina alla Russia. L’ex premier lussemburghese ha quindi cominciato a farsi delle idee sull’assegnazione dei portafogli. Anche perché di certo, fa sapere, la Commissione non riparerà ai torti che il Consiglio farà a qualche Paese il 30 agosto. Ovvero: chi pensa di trovare ‘ricompense’ in Commissione, con incarichi di peso, perché ha perso la corsa ai ‘top-job’, si sbaglia di grosso. “La Commissione non è un’officina”, dice Juncker, che nel frattempo è andato avanti lavorando ad operazioni di ‘chirurgia istituzionale’ per rispettare sia le aspirazioni degli Stati che i veti che qualcuno ha posto. Ad esempio: dividere in due gli affari economici, dando al francese Pierre Moscovici la gestione della crescita (e quindi del piano da 300 miliardi che Juncker ha annunciato a Strasburgo), e all’olandese Jeroen Djisselbloem (candidato solo ufficiosamente) la sorveglianza dei conti pubblici, accontenterebbe sia la Francia che la Germania. Così come dividere mercato unico dai servizi finanziari, per accontentare i britannici con il primo, ma senza consegnare nelle loro mani anche la gestione delle regole per la finanza, che la City vorrebbe cancellare tutte. Competenza che potrebbe arricchire il portafoglio di Moscovici, in continuità con il francese Michel Barnier che lo ha gestito negli ultimi anni. Si parla poi del finlandese Jyrki Katainen all’Industria, e del commercio conteso tra il tedesco Oettinger e lo spagnolo Cagnete. E che quindi potrebbe facilmente andare a qualcun altro, magari all’Italia con D’Alema, secondo alcune ipotesi che circolano nell’ipotesi che Mogherini non ce la faccia a prendere il posto di Lady Pesc. L’immigrazione andrebbe invece al greco Dimitris Avramopoulos (attuale ministro della Difesa), e l’istruzione ai danesi, che giocano una partita più importante al Consiglio con la premier Helle Thorning Schmidt. Sempre sul fronte Consiglio, all’Eurogruppo sarebbe sempre saldo il nome del ministro spagnolo Luis De Guindos – ANSA