ANSA – Le iniziative del pm Alfredo Robledo “hanno determinato un reiterato intralcio alle indagini” sull’Expo. Lo scrive il procuratore di Milano in una nota al Csm, nella quale osserva che l’invio da parte di Robledo al Csm di copie di atti del procedimento ha anche “posto a grave rischio il segreto delle indagini”.
Tra gli episodi che Bruti cita c’e’ anche quello di un doppio pedinamento che avrebbe potuto compromettere l’inchiesta: “Robledo pur essendo costantemente informato del fatto che era in corso un’attività di pedinamento e controllo su uno degli indagati svolta da personale della polizia giudiziaria, ha disposto, analogo servizio delegando ad altra struttura della stessa Gdf” scrive il procuratore, spiegando che “solo la reciproca conoscenza del personale Gdf che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini”.
GRILLO CONTRO EXPO 2015. – ”Non possiamo andare avanti con il Corriere che oggi scrive che bisogna terminare i lavori dell’Expo. C’è una rapina in corso. Vanno perseguiti i leader politici, e sappiamo chi sono, non quei quattro poveretti che vengono corrotti con 15 mila euro di tangenti. In Italia c’è una peste rossa che va dalla destra di Mangano alla sinistra di Greganti”. Così Beppe Grillo a Milano. “L’Expo lo deve bloccare la magistratura. Il 90% ormai è stato dato”.
UN RESPONSABILE DELL’ANTICORRUZIONE CHE NON SA NULLA DELLA CORRUZIONE
Lo afferma Beppe Grillo in conferenza stampa a Milano. “E’ un ruolo che non riesco a capire. E’ troppo tardi. Va a sostituire un commissario che non si è accorto quel che è successo” ha aggiunto il leader M5S.. “Con l’Expo ci daremo un giro di vite – ha sottolineato – . Altro che andare avanti. E’ una grandissima puttanata”. “L’Expo è il gioco dei quattro cantoni nel quale il responsabile di una fantomatica task force nominato da Renzie si chiama proprio Cantone – ancora Grillo – . Un signore che ha la responsabilità dell’autorità anticorruzione e che sulla corruzione dell’Expo non ne sapeva nulla”. “E’ indignato e sorpreso dal comportamento dei suoi collaboratori” dice e sintetizza: c’è quindi “un responsabile dell’anticorruzione che nulla ha visto sulla grande abbuffata di Milano e un commissario che andrebbe commissariato per incapacità o dabbenaggine” ha concluso.