Redazione IL PARLAMENTARE.IT/
Prima arrestano il Prefetto Franco La Motta dei Servizi Segreti e già Prefetto del FEC – Fondo per gli Edifici di Culto del Ministero dell’Interno; ora tocca al Prefetto di Benevento Ennio Blasco. Il cinico direbbe che ormai non c’è più niente da fare perché se sono corrotti anche i Prefetti ciò significa che siamo alla frutta. Invece, diciamolo, il fatto che taluni soggetti vengano assicurati alla Giustizia significa che in Italia qualcosa di vero e che funziona c’è, sia nella Giustizia che nei Servizi Segreti che in molti altri settori.
ENNIO BLASCO: PORTAMI UN PO DI SPESA
«Portami un po’ di spesa». Lo chiede Ennio Blasco al telefono ad Erasmo Caliendo. Siamo nel 2010 e Blasco è già prefetto di Avellino, lo è dal 10 gennaio del 2008, data dell’insediamento presso l’Ufficio territoriale per il Governo del capoluogo irpino.
Oggi sia Blasco che Caliendo sono agli arresti domiciliari, all’epoca, secondo gli inquirenti, avevano frequenti rapporti. Talmente costanti e talmente stretti che Erasmo Caliendo, cognato di Carmine Buglione, finito anche lui ai domiciliari con il fratello Carlo, andava di solito a fare la spesa per l’alto funzionario.
Lo stralcio di intercettazione che emerge dall’ordinanza del gip di Avellino, Fiore, che ha portato alle misure cautelari è breve. «Portami un po’ di spesa» dice Blasco a Caliendo, il quale risponde: «Che devo prendere, un po’ di frutta?», «Frutta è sicura, tolte le prugne che non mi piacciono, semmai un poco d’uva, vedi tu». La familiarità e la costanza di rapporti simboleggiati da questa intercettazione sono alla base della ricostruzione del menage esistente tra i tre imprenditori del settore della vigilanza privata e il prefetto nel periodo in cui quest’ultimo era a Avellino.
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