Redazione Il Parlamentare.it/ Wikipedia/
Cari Amici, diciamo la verità: questa crisi sappiamo tutti che c’è ma non abbiamo capito il perché le nostre generazioni hanno smesso di sognare una bella pensione, una sanità che funzioni bene, l’accesso al Cibo Sano che, ovviamente ha il suo costo, etc., etc. Nessuno, però, ci spiega cosa sta accadendo per davvero e perché il nostro Paese ci chiede una quantità così infinita di sacrifici da poterlo ormai ritenere il primo nemico del vivere democratico. Un Governo politico che si nasconde dietro l’inviolabilità della Costituzione per violare i diritti fondamentali dell’Uomo, invece, è ciò che inizia a darci preoccupazioni. In ogni caso c’è solo un modo per saper cos’è la crisi mentre tutti sono impegnati a produrla: entrare su internet e cercare “crisi”. Risponde Wikipedia che ci dice cos’è la crisi economica che stiamo vivendo.
DA WIKIPEDIA: COS’E’ LA “GRANDE CRISI FINANZIARIA 2008-2013”
La crisi economica del 2008-2013 (chiamata anche grande recessione) ha avuto avvio nel 2008 in tutto il mondo in seguito ad una crisi di natura finanziaria (originatasi negli Stati Uniti con la crisi dei subprime). Tra i principali fattori della crisi figurano gli alti prezzi delle materie prime (petrolio in primis), una crisi alimentare mondiale, un’elevata inflazione globale, la minaccia di una recessione in tutto il mondo e per finire una crisi creditizia con conseguente crollo di fiducia dei mercati borsistici. Viene considerata da molti economisti come una delle peggiori crisi economiche della storia, seconda solo alla Grande depressione iniziata nel 1929.
Alla crisi finanziaria scoppiata nell’agosto del 2007 sono seguite una recessione, iniziata nel secondo trimestre del 2008 e una grave crisi industriale (seguita al fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre per la crisi dei subprime) scoppiata nell’autunno dello stesso anno – di proporzioni più ampie che nella Grande crisi – con una forte contrazione della produzione e degli ordinativi.
L’anno 2009 ha poi visto una crisi economica generalizzata, pesanti recessioni e vertiginosi crolli di Pil in numerosi paesi del mondo e in special modo nel mondo occidentale. Terminata la recessione nel terzo trimestre 2009, tra la fine dello stesso anno e il 2010 si è verificata una parziale ripresa economica.
Tra il 2010 e il 2011 si è conosciuto l’allargamento della crisi ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi (in larga misura gravati dalle spese affrontate nel sostegno ai sistemi bancari), soprattutto ai paesi dell’eurozona (impossibilitati a operare manovre sul tasso di cambio o ad attuare politiche di credito espansive e di monetizzazione), che in alcuni casi hanno evitato l’insolvenza sovrana (Portogallo, Irlanda, Grecia), grazie all’erogazione di ingenti prestiti (da parte di FMI e UE), denominati “piani di salvataggio”, volti a scongiurare possibili default, a prezzo però di politiche di bilancio fortemente restrittive sui conti pubblici (austerità) con freno a consumi e produzione e alimentazione della spirale recessiva.
CAUSE DELLA CRISI
A partire dalla metà degli anni settanta la deregolamentazione finanziaria, la creazione di nuovi strumenti finanziari, i progressi tecnologici nel campo dell’informatica (vd. terza rivoluzione industriale), l’aumento della frequenza dei flussi finanziari (high frequency trading) e della liquidità nell’economia internazionale (a partire dallo sganciamento dall’oro del dollaro nel 1971 e dall’aumento della massa monetaria in seguito al rialzo del prezzo del petrolio), accanto all’aumento del costo del petrolio, hanno prodotto un rafforzamento del ruolo della finanza internazionale all’interno del sistema economico (aumento del ricorso ai derivati, accordi di pagamenti il cui valore deriva dal valore di un bene o di un indice), con perno nelle maggiori piazze borsistiche globali (anche se larga importanza rivestono oggi gli spazi di contrattazione elettronici non regolamentati, detti dark pools, al di fuori dei mercati azionari, costituiti da computer e server che sfruttano particolari algoritmi), tanto che, ad oggi, il peso economico dei prodotti finanziari risulta superiore in larga misura a quello della produzione mondiale di beni e servizi.
La costituzione di fondi sovrani (strumenti finanziari a controllo pubblico che dispongono di enormi liquidità), tra cui hedge fund e private equity, attraverso l’impiego delle riserve accumulate dai paesi esportatori di petrolio e da alcuni paesi asiatici grazie ai surplus commerciali, ha determinato la creazione di forti indotti di liquidità finanziaria utilizzati per scopi speculativi.
Grazie alle politiche delle banche centrali, a partire da quelle adottate dalla FED, che favorirono il basso costo del denaro, venne incentivata una più facile erogazione del credito alle famiglie, spinte a indebitarsi in misura crescente per alimentare i consumi, e agli speculatori (banche d’investimento, imprese e fondi finanziari), portati a effettuare investimenti sui mercati finanziari (con la conseguente creazione di bolle speculative, con ricadute poi sull’economia produttiva).
Anche i grossi istituti finanziari, le banche di investimento in particolare, presero a indebitarsi a breve termine per realizzare operazioni speculative. Tutto ciò era favorito, soprattutto con riguardo alle più massicce attività di compravendita azionaria, dalla creazione di “sistemi bancari ombra” (sistemi di intermediazione creditizia costituiti da entità ed attività operanti al di fuori del normale sistema bancario),[8] messi in opera dalle stesse banche, che sfruttavano spazi di contrattazione non regolamentati (le così dette dark pools) e specializzati nella raccolta e nell’investimento di prodotti e sotto-prodotti finanziari strutturati, oltreché derivati finanziari. A ciò va aggiunto il crescente peso esercitato dalle agenzie di rating americane (Moody’s, Standard & Poor’s, Fitch), spesso accusate di esprimere giudizi di valutazione del credito tendenziosi.
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