a cura di TG COM
L’operazione ha colpito la cosca Valente-Stummo, attiva a Scalea e nei Comuni vicini, clan che, secondo gli investigatori, è subordinato ai Muto di Cetraro. Secondo l’accusa, nelle elezioni del marzo 2010 sarebbe riuscita a far eleggere propri candidati al Comune di Scalea i quali si sarebbero poi prodigati per concedere appalti a imprese legate alla cosca stessa. Tra gli arrestati figurano anche funzionari e tecnici del Comune di Scalea.
Dietro l’appalto per la raccolta dei rifiuti, con base d’asta di 11,2 milioni di euro, che è stato aggiudicato alla Ati Avvenire – Balsebre di Gioia del Colle (Bari), per l’accusa c’è una tangente di 500mila euro, solo in parte corrisposta, in favore di Pietro Valente e Alvaro Sollazzo, nipote di Mario Stummo, di Basile e dell’assessore al commercio Francesco Galiano.
I carabinieri hanno sequestrato beni per 60 milioni di euro che, secondo l’accusa, sono riconducibili ai vertici della cosca Valente-Stummo, ad amministratori locali, a imprenditori e a professionisti. I sequestrati sono stati eseguiti principalmente sul versante tirrenico cosentino ma anche in Umbria e Basilicata.
Complessivamente è stato eseguito il sequestro preventivo di 22 tra società e aziende; di 81 immobili situati anche a Matera, Perugia e Rocca di Cave (Roma); di depositi, ville, abitazioni, di numerosi negozi e di circa 50 ettari diterreno; di 33 automobili tra le quali Jaguar, Bmw, Mercedes ed auto d’epoca; di 78 rapporti bancari con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; di due imbarcazioni e di 23 polizze assicurative. Per gli indagati per corruzione è stata applicata una recente normativa che consente la confisca: si tratta di una delle prime volte che viene utilizzata nei confronti di indagati per reati contro la pubblica amministrazione.
L’indagine ha consentito di delineare l’asse economico-imprenditoriale dell’organizzazione nei settori commerciale(con l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento), immobiliare (con società finalizzate all’acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari “pilotate”), agricolo (con la costituzione di cooperative e società agricole che, non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti, hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiararli al fisco), e turistico (con la gestione di lidi balneari come “L’angelica”, l'”Aqua mar” e “Itaca”, realizzati su terreni demaniali del comune di Scalea).
Gli arrestati – Insieme al sindaco di Scalea, Pasquale Basile, di 53 anni, sono stati arrestati Maurizio Ciancio (56), assessore ai lavori pubblici, Raffaele De Rosa (46), assessore all’ambiente ed alle reti idriche, Francesco Galiano (44), assessore alla protezione civile ed all’arredo urbano, e Antonio Stummo (30), assessore al commercio. Per il vice sindaco e assessore al bilancio ed ai tributi Giuseppe Forastieri (40) è stato disposto l’obbligo di presentazione alla pg. Sono poi finiti in manette Antonino Amato (59), responsabile dell’ufficio tecnico del Comune, Giuseppe Biondi (44), impiegato dell’ufficio tecnico, già noto alle forze dell’ordine, Vincenzo Bloise (41), architetto dipendente dell’ufficio tecnico, e Luigi De Luca (41), consigliere di minoranza. Ai domiciliari sono stati posti Pierpaolo Barbarello (52), dipendente dell’ufficio tecnico, e Giovanni Oliva (51), ex comandante della polizia municipale.