Siamo al grottesco. Per comprendere appieno quale sia il modo di intendere ed applicare il diritto e la giustizia (quella terrena) in Italia si deve riflettere su quanto disposto dal Procuratore della Repubblica di Milano che, ultimamente, ha esortato i propri sostituti a richiedere, in caso di applicazione di misure cautelari, solo gli arresti domiciliari e non la custodia cautelare in carcere.
Questo invito, si ripete da parte di un Procuratore della Repubblica, viene giustificato non perché, cosi come recita l’art. 275 co. 3 c.p.p. “la custodia cautelare può essere disposta solo quando ogni altra misura risulti inadeguata“, tale la richiesta di applicazione della misura cautelare carceraria deve essere una extrema ratio – come più volte sancito dalla Corte Suprema di cassazione – ma perchè (udite udite) a seguito della sentenza della Corte di Giustizia Europea, che ha condannato l’Italia per il sovraffollamento delle carceri italiane, si deve evitare il sovraffolamento attraverso la non applicazione della misura cautelare in carcere così da evitare in futuro ulteriori condanne pecuniarie per l’Italia.
Riassunto: il carcere, in caso di applicazione di misura cautelare, sarà evitato non perchè così prevede il c.p.p., non perchè la restrizione di un cittadino Italiano in carcere deve essere la estrema scelta (e sempre quando vi siano le effettive esigenze cautelari) ma per evitare ulteriori condanne pecuniarie da parte della Corte di Giustizia Europea.
Per fortuna che almeno siamo in Europa!!!!!
Avv. Gianpiero Calabrese