ASCA – Alla fine, Antonio Ingroia non pronuncia la fatidica frase ”Mi candido” che tutta l’affollata platea del Teatro Capranica si attendeva dopo un’ora e mezza di ragionamenti sulla crisi della politica italiana e sulla necessita’, come l’ha definita, di ”una rivoluzione civile”. Si e’ limitato a dire che lui un primo passo l’ha fatto firmando per primo l’appello ”Io ci sto”, ora attende che siano in molti a impegnarsi con lui. A iniziare da alcuni personaggi come Maurizio Landini, segretario della Fiom, don Luigi Ciotti, promotore dell’associazione antimafia Libera, Salvatore Borsellino (fratello di Paolo, il giudice ucciso dalla mafia). La platea ha applaudito molti dei passaggi del discorso di Ingroia, soprattutto quelli contro Berlusconi e contro Monti. Il giudice ha dato sicuramente piu’ spazio al bisogno di moralita’ di cui ha bisogno l’Italia ma non ha risparmiato critiche ”a un governo di professori che hanno dimenticato di fare i professori e di investire su scuola e formazione” smantellando alcune conquiste dello Stato sociale.
In platea c’erano, oltre ad alcune associazioni della societa’ civile, i leader di alcuni partiti: Antonio Di Pietro e Leoluca Orlando (Idv), Angelo Bonelli (Verdi), Paolo Ferrero (Rifondazione comunista), Luigi De Magistris (sindaco di Napoli e leader del movimento arancione). Non devono aver apprezzato il passaggio del discorso di Ingroia che ha chiesto loro di fare ”un passo d’incontro”, se non addirittura un passo indietro, pur partecipando e collaborando alla nascita di un nuovo polo della politica italiana. E forse non e’ piaciuto del tutto alla platea, pur anti-governo Monti, un discorso che e’ partito dal rispetto della Costituzione e della legalita’ e non dalle questioni del lavoro e della trasformazione sociale anche se ha criticato il liberismo che ha ispirato il ”governo dei professori”.
Ingroia ha subito spiegato con un comunicato: ”Smentisco totalmente questa interpretazione, non c’e’ nessuna rottamazione di Di Pietro. Quando ho detto che c’e’ bisogno di fare un passo indietro, mi riferivo al fatto che bisogna mettere ai primi posti le componenti della societa’ civile e che non ci deve essere nessun simbolo di partito”.
Non a tutta la platea e’ piaciuto infine l’invito a Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, per un confronto ”senza pregiudiziali”. I rapporti con il centrosinistra di Bersani e Nichi Vendola resta un nodo irrisolto di questo potenziale nuovo polo politico. Forse una risposta verra’ gia’ domani, a conclusione dell’assemblea al Teatro Quirino, nella quale si ritroveranno i firmatari dell’appello ”Cambiare si puo” che fanno parte dell’ala piu’ di sinistra dell’area che vorrebbe Ingroia capolista di una partecipazione comune alle elezioni (dal movimento Alba promosso da Paul Ginzsborg e Marco Revelli ala Federazione della sinistra di Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto). Questa componente chiede la massima autonomia e nessun apparentamento col centrosinistra di Bersani e Vendola di cui critica il tiepido distacco dalle politiche del governo Monti.