Roma, a cura di Alessandro Corneli – Il primo partito, quello del non-voto, con il 52,6%, non ha ottenuto, come è ovvio, alcun seggio. Il partito della delusione, infatti, non macina seggi. Si potrebbe supporre che la campagna contro la politica – tutta, quella buona e quella cattiva – abbia come obiettivo proprio questo: scoraggiare i cittadini, invitarli a restare a casa a mugugnare di fronte ai servizi in tv, ma senza fare altro, per trasformare questa maggioranza silenziosa in maggioranza inerte e passiva.
In un mondo ideale – ma abbastanza logico – il 52% dei seggi non avrebbe dovuto essere assegnato perché solo un’assemblea eletta è veramente rappresentativa se tutti i rappresentati hanno partecipato a sceglierei loro rappresentanti, con le normali eccezioni.
Niente di tutto questo: gestendo il 47,4% dei voti, i partiti si sono divisi i 90 seggi dell’Assemblea regionale siciliana. Per loro – come per le altre Regioni e a livello nazionale è lo stesso – va bene così.
Ma non va bene per il Paese nel suo insieme e per i singoli cittadini che vengono abituati a non esercitare un loro diritto fondamentale che non è più nemmeno un dovere. Bella liberalizzazione! Tanto i posti, nelle istituzioni, vengono occupati lo stesso; tanto le deliberazioni su come usare il denaro dei cittadini verranno prese ugualmente.
Il punto su cui dobbiamo riflettere è questo: può un presidente, chiunque egli sia, governare con il voto di un settimo dei cittadini aventi diritto al voto?
Una bassa partecipazione al voto, come negli Stati Uniti, e spesso anche nel Regno Unito, è accettabile, ma con qualche riserva, di fronte a un bipartitismo molto ben consolidato. Ma in uno scenario politico frastagliato in continua decomposizione/ricomposizione non sono gli artifici della legge elettorale a dare efficienza e legittimità a un sistema politico.
Vogliamo affrontare questo problema invece di sprofondare nell’analisi di chi ha vinto e di chi ha perso, di chi governerà (senza nemmeno la maggioranza dei seggi perché Crocetta ne ha 39 su 90) e di chi farà l’opposizione “responsabile” o “irresponsabile”?