Si complica il percorso del ddl anticorruzione. Dopo aver annunciato ieri la presentazione di un maxiemendamento, il governo questa mattina si è dovuto rimangiare l’impegno. “Presidente, desidero informarla che il governo, nonostante le promesse fatte nelle ultime sedute, non è in tempo nella giornata di oggi” per presentare “un testo del maxiemendamento”, ha spiegato questa mattina a Montecitorio il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. Il governo, ha precisato, “non è riuscito ad onorare i propri impegni e chiedo un congruo spostamento dei tempi per la continuazione della discussione del provvedimento”.
Dopo una fase di concitate consultazioni, alla fine l’esecutivo ha deciso di rinunciare definitivamente a presentare il maxiemendamento, ottenendo invece dalla conferenza dei capigruppo della Camera l’autorizzazione a tre fiducie: la prima domani alle 12, la seconda alle 15 e la terza alle 18. Il voto finale è atteso giovedì pomeriggio. “La fiducia è uno strumento per superare l’impasse ed andare avanti”, ha spiegato il ministro della Giustizia Paola Severino.
“Il problema intercorso tra le ore 11 e le 13 è stato di natura tecnica e non ha avuto nulla a che vedere che i contenuti del provvedimento”, ha specificato Severino. “Il tema era quello di decidere se presentare un unico maxiemendamento oppure spezzare in tre parti. Il presidente della Camera ha ritenuto preferibile questa seconda soluzione e noi ci siamo adeguati”, ha puntualizzato ancora il Guardasigilli.
Dopo una riunione in mattinata tra i ministri Severino, Giarda, Patroni Griffi e i tecnici della maggioranza, a cui si è aggiunto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, era emersa infatti la possibilità di problemi di ammissibilità sull’ipotesi di un maxiemendamento che ricalcasse il testo delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia senza modifiche sostanziali.
Alla riunione erano presenti anche il vice presidente della Camera Maurizio Lupi, il capogruppo Pd Dario Franceschini e il presidente della commissione Affari costituzionali Donato Bruno. Franceschini aveva spiegato: “Se il maxiemendamento è uguale al testo base uscito dalle commissioni il maxiemendamento non è ammissibile e quindi la fiducia andrebbe spacchettata come si è fatto al Senato con la fiducia sul ddl lavoro”.
A Fini la retromarcia dell’esecutivo non è piaciuta affatto. Il fatto che il governo, dopo cinque giorni non dica ancora se pone la fiducia sul ddl anticorruzione o vuol procedere nell’esame ordinario del provvedimento, ha commentato il presidente della di Montecitorio, “mortifica il ruolo della Camera”. “Il governo – lamenta ancora Fini – ha avuto 5 giorni per sciogliere questo nodo”.
Accuse davanti alle quali Giarda ha tentato di difendere l’operato del governo. “Con il presidente Gianfranco Fini c’è piena comunità di intenti”, ha chiarito. “Abbiamo un ritardo solo di 2 ore – ha osservato – che cosa volete che sia nella vita politica del Paese che ha una lunga tradizione di oltre 2000 anni”. Quanto alle votazioni di domani il ministro si è mostrato ottimista. La maggioranza che sostiene il governo, ha detto, è una maggioranza “solida che ci appoggia con pieno convincimento”. “Il rispetto per il Parlamento ed il suo ruolo c’è stato”, ha aggiunto il ministro Severino.
Intanto il Pdl ha fatto sapere che voterà la fiducia ma chiede cambiamenti al testo al Senato. “Voteremo la fiducia per senso di responsabilità sia rispetto alla drammaticità della situazione economica internazionale, sia per evitare equivoci rispetto alla nostra ferma volontà di colpire la corruzione” ma “ci auguriamo che alcune formulazioni del ddl anticorruzione vengano cambiate al Senato”, afferma in una nota il capogruppo del pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto.