Roma – A mostrare il segnale di via libera è stata la Commissione Politiche Comunitarie, che ha approvato la proposta d’emendamento al disegno di legge recante “disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011”.
Ovvero l’iniziativa presentata alla Camera dei Deputati dall’On. Gianni Fava (Lega Nord), per introdurre una nuova forma di responsabilità a carico dei cosiddetti hosting provider. Che verrebbero in sostanza obbligati a rimuovere determinati contenuti online sulla base delle richieste inviate “dai titolari dei diritti violati dall’attività o dall’informazione”.
Apparirebbe una versione tricolore del famigerato Stop Online Piracy Act (SOPA), il disegno di legge anti-pirateria che tante proteste ha scatenato in terra statunitense. Al comma 1-b dell’Articolo 16 – Responsabilità nell’attività di memorizzazione di informazioni, Hosting – del Decreto legislativo 70/2003 verrebbe aggiunta una cruciale precisazione.
“Dopo le parole autorità competenti sono inserite le seguenti: o di qualunque soggetto interessato“: spiegando meglio, gli hosting provider si ritroverebbero a dover rimuovere i contenuti illeciti non soltanto su segnalazione delle autorità competenti, ma anche di qualsiasi detentore dei diritti, ovvero un qualsiasi soggetto privato portatore di interessi.
“Si sta, per un verso, ipotizzando di privatizzare la giustizia consentendo a chiunque di ottenere la rimozione di un contenuto dallo spazio pubblico telematico senza neppure passare da un giudice, semplicemente minacciando un fornitore di hosting di un’eventuale azione di responsabilità”, ha spiegato l’esperto Guido Scorza.
“Per altro verso, si sta subdolamente cercando di porre a carico dei fornitori di hosting un obbligo di sorveglianza in relazione ai contenuti pubblicati dagli utenti – ha continuato l’avvocato – trasformandoli in sceriffi della Rete, ruolo che non gli compete e che, come ormai universalmente accettato in ambito europeo, è bene non abbiano”.
“Se qualcuno pensa che, per contrastare la pirateria e gli atti illeciti compiuti in Rete, si debba ridurre la libertà di espressione degli utenti, limitare l’attività dei principali operatori del web e introdurre un’insensata inversione dell’onere della prova sulla liceità dei contenuti pubblicati, non ha capito molto di Internet, ne’ di pirateria. E sicuramente non sa cos’è la libertà”, ha sottolineato Flavia Perina di FLI.
Insomma, proprio nel momento in cui gli Stati Uniti accantonano le proposte SOPA e PIPA in Italia si propone di slancio una normativa analoga. Va bene che l’onorevole Fava vanta già un tentativo di questo genere (a novembre) ma per quale motivo ha deciso adesso di rilanciare? Probabilmente dava per scontato l’esito della querelle statunitense, ma anche lì, le norme sono state congelate. L’avvocato IT Guido Scorza sostiene su L’Espresso che si tratti di un tentativo di sfondamento, poiché per fine febbraio si attende il parere della Commissione UE sulla vecchia proposta di legge del PDL. Insomma, una giocata d’anticipo piuttosto rischiosa.
L’auto-goal di Fava potrebbe davvero entrare negli annali.
a cura di Mauro Vecchio “Punto Informatico”