Roma Come atto di «sensibilità» il premier Mario Monti, appena insediatosi, annunciò di rinunciare allo stipendio da presidente del Consiglio e da ministro dell’Economia.
Alcuni lo criticarono per la caduta di stile nell’annunciarlo e, anche, per non aver invece rifiutato la lauta indennità da senatore a vita. «Abbiamo stabilito che il presidente del Consiglio, i ministri e i sottosegretari non parlamentari che siano dipendenti pubblici – disse in conferenza stampa – non conservino l’intera retribuzione in godimento ma il solo trattamento fondamentale, fatti salvi i diritti previdenziali. Chiediamo sacrifici ai cittadini e da parte mia, mi è sembrato doveroso, come atto di sensibilità individuale, rinunciare al compenso da presidente di presidente del Consiglio e come ministro dell’Economia». Chapeau.
Ma l’austerity imposta a tutti potrebbe subire una piccola eccezione visto che, notizia di ieri, il premier ha chiamato nella sua squadra una nuova figura: quella di portavoce responsabile per la stampa estera. Si sa che il professore ha bisogno di presentarsi bene in Europa e da sempre punta molto alla sua credibilità internazionale, atout che fin dall’inizio ha speso tantissimo. Considerando poi la Commissione Ue come sua seconda casa, ecco che Monti è andato proprio a Bruxelles a prendere la sua nuova ugola internazionale e l’ha scelta non italiana. Per curare i rapporti con i media esteri, ha infatti strappato all’attuale commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia, la sua portavoce Amelia Torres, natali in Portogallo, una vita tra i corridoi della Ue.
Una vecchia conoscenza, visto che la Torres ha già lavorato con Monti dal 2000 al 2004, quanto l’attuale premier era membro della Commissione europea e responsabile per la concorrenza nell’esecutivo guidato da Romano Prodi.
Non è dato sapere la cifra esatta per la quale la Torres farebbe le valigie per lasciare Bruxelles e venire a Roma ad affiancare il suo ex datore di lavoro. Il compenso è infatti deciso dal governo che, attraverso un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, stabilisce una cifra che non ha né un minimo né un massimo.
Sul suo futuro contratto resta il mistero e c’è pure la possibilità che la Torres venga distaccata da Bruxelles, ossia che continui ad essere retribuita dalla Commissione fino alla fine del mandato montiano.
In ogni caso difficilmente qualcuno si muove per andare a guadagnare molto meno rispetto a prima. E quanto guadagna la signora Torres adesso? Fare il calcolo è complicatissimo visto che non tutti gli europortavoce sono uguali. A livello generale i funzionari Ue si dividono in due grandi categorie: amministratori (Ad) e assistenti (Ast) e a fare gli uomini-ombra dei commissari Ue possono essere sia agenti temporanei che alti funzionari della Commissione. La Torres fa senza dubbio parte della seconda categoria e bazzica le stanze della Commissione da almeno dieci anni. Le tabelle che regolano gli stipendi degli eurofunzionari sono complesse e incrociano due parametri: il grado e l’anzianità. Gli stipendi base mensili della Commissione oscillano tra 2.300 euro per un funzionario Ast 1 appena assunto e circa 18.000 euro per un funzionario Ad 16 (il grado più elevato) con oltre cinque anni di anzianità.
Di che grado fa parte la Torres? «Dovrebbe oscillare tra il 12° e il 13° grado», dice un anonimo funzionario di Bruxelles. E avendo lei alle spalle almeno dieci anni di anzianità, dovrebbe percepire tra gli 11 e i 13mila euro al mese. Inoltre, essendo la Torres moglie e mamma, potrebbe beneficiare di alcuni assegni familiari mentre per il fatto di aver dovuto lasciare il suo paese d’origine, avrebbe pure diritto ad una «indennità di dislocazione» pari al 16% dello stipendio di base. Ma per ora se e quanto ci costerebbe la Torres non è dato sapere.
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