Varata la creazione di un database italiano che metterà in rete tutti i 260 centri di emodinamica in Italia. La cardiologia italiana sempre più apripista internazionale. In questo caso è la invasiva ad avviare studi e progetti da cui potrebbero scaturire importanti conoscenze o messe a punto assistenziali. Il 32° Congresso nazionale della società italiana di cardiologia invasiva si è aperto a Genova (11-14 ottobre) tra evoluzioni tecnologiche, in particolare per quanto riguarda il segmento degli stent e le nuove valvole cardiache trans catetere, e novità informatiche.
103 CASI CLINICI – Con un’apertura ai giovani in chiave internazionale: 103 sono i casi clinici ricevuti da giovani cardiologi interventisti. Di cui 5 dalla Francia, 81 dall’Italia, 8 dal Giappone, uno dalla Russia, uno da Taiwan e 7 dalla Turchia. Tra le novità: il Gise network, data base italiano degli interventi cardiovascolari percutanei; l’elettrocardiogramma (Ecg) su iPhone trasmesso con nuovi sistemi di telefonia avanzata per facilitare la diagnosi di infarto a distanza ed il monitoraggio di alterazioni Ecg nel tempo (vera anteprima internazionale); lo studio Matrix su 7.000 pazienti, tutto italiano, capace di influenzare le linee guida internazionali, per dimostrare che interventi di angioplastica ancora meno invasivi , attraverso l’arteria radiale, riducono i disagi al paziente e salvano più vite. E ancora: lo studio Octavia, il primo al mondo che utilizza fasci di luce microscopici nelle coronarie per capire le ragioni dell’infarto nella donna ed i trattamenti ottimali, ed Elderly, uno studio disegnato e realizzato solo per i pazienti anziani, per capire meglio se e come intervenire con angioplastica, stent e farmaci, riducendo al minimo complicanze e rischi.
IL DATABASE – Ma l’interesse cade sul Gise network. Un progetto di grande rilevanza che raccoglierà i dati di attività dei 260 laboratori di Emodinamica distribuiti su tutto il territorio italiano, cioè i laboratori dove vengono eseguite procedure percutanee di diagnosi e trattamento della malattie cardiovascolari. Circa 340.000 interventi l’anno in pazienti con sindromi coronariche acute, malattie valvolari e periferiche. Con un incremento rispetto a dieci anni fa di oltre il 60% (erano 208.000 gli interventi di questo tipo nel 2000). La rielaborazione in tempo reale di questi dati in un unico database denominato costituirà un prezioso strumento di controllo di qualità e di appropriatezza delle indicazioni cliniche che sarà messo a disposizione delle Istituzioni sanitarie nazionali e regionali. Il collegamento diretto via internet dei singoli centri con il database centrale Gise consentirà, inoltre, il trasferimento immediato dei dati “fotografando” in tempo reale l’attività della cardiologia invasiva italiana. In una fase successiva, verrà anche valutato il risultato a distanza dei trattamenti. Sarà anche possibile il trasferimento tra i diversi centri dei dati sul singolo paziente per eventuali finalità informative ove necessario o su popolazioni intere per finalità di ricerca e di confronto tra terapie e protocolli d’intervento. Il finanziamento del progetto – un investimento complessivo di circa mezzo milione di euro in due anni – è interamente a carico della Società italiana di cardiologia invasiva e sarà attuato attraverso convenzioni a cui potranno aderire le aziende sanitarie pubbliche e private territoriali. A cura di Mario Pappagallo