La Calabria crocevia di molti misteri italiani. Luogo in cui s’incrociano le storie del comandante generale dell’Arma, Enrico Mino, morto misteriosamente a bordo di un elicottero caduto sul monte Covello in provincia di Catanzaro e del terrorista neofascista Franco Freda, rimasto latitante a Reggio Calabria e poi aiutato dalla ‘ndrangheta a fuggire in Costarica.
La Calabria come terra in cui viene concluso un patto scellerato tra la destra eversiva guidata dal principe nero Junio Valerio Borghese e le cosche della mafia calabrese e siciliana per portare a termine un colpo di stato.
La Calabria terra nella quale viene compiuta una delle stragi impunite che affollano il nostro Paese, quella provocata dal deragliamento del treno “Freccia del Sud” a Gioia Tauro che costò la vita a molte persone. Una strage coperta da depistaggi di ogni tipo ora svelati in tutta la loro diabolicità.
La Calabria testimone pure della strage di Ustica perchè luogo nel quale finì il Mig libico abbattuto dai caccia occidentali che puntavano ad uccidere Muammar Gheddafi. La Calabria teatro d’un terribile delitto rimasto impunito: l’uccisione di una studentessa universitaria, Roberta Lanzino, violentata e uccisa in un giorno d’estate mentre andava al mare in motorino. Di tutto questo parla il volume “Stragi, delitti e misteri” edito dalla Pellegrini nella collana “Mafie” diretta da Antonio Nicaso. Il testo, scritto da Arcangelo Badolati, caposervizio del quotidiano Gazzetta del Sud e autore di altri 12 libri sui fenomeni criminali calabresi, consta di 237 pagine e reca la prefazione del procuratore aggiunto antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri e l’introduzione dell’inviato della Rai, Pietro Melia. Il volume sarà presentato venerdì 20, alle 16,30, nella sala della Camera di Commercio di Cosenza. Saranno presenti il prefetto della città dei Bruzi, Raffaele Cannizzaro, i procuratori della Repubblica di Paola, Bruno Giordano; di Castrovillari, Franco Giacomantonio; di Cosenza, Dario Granieri; di Rossano, Leonardo Leone de Castris, il pm antimafia della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto, il procuratore aggiunto antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri; padre Michele Cordiano, responsabile della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria – Rifugio delle anime” fondata da Natuzza Evolo, cui andranno tutti i diritti di autore dell’opera, l’inviato della Rai, Pietro Melia. L’incontro, che sarà introdotto dal presidente della Unione delle Camere di Commercio calabresi, Giuseppe Gaglioti, verrà moderato da Attilio Sabato, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti e direttore di Teleuropa network. Interverranno, inoltre, il provveditore agli Studi, Luigi Troccoli, ed i rappresentanti di tutte le scuole medie superiori del Cosentino.
Arcangelo Badolati nel volume rivela, attraverso testimonianze e documenti, i retroscena della tragica morte del comandante generale dei carabinieri, Enrico Mino, ricostruendo il contesto storico, politico e criminale di quegli anni. L’alto ufficiale che temeva d’essere ucciso, aveva gestito la difficile fase della fuga dall’ospedale militare di Roma del criminale nazista Herbert Kappler, stava lavorando a un progetto di riforma dell’Arma ed era autore del rapporto che svelava l’appartenenza alla massoneria deviata di alti prelati del Vaticano. Mino era arrivato in Calabria per fare il punto sulla lotta alla ‘ndrangheta ed i sequestri di persona. L’elicottero su cui viaggiava si schiantò alla pendici del Monte Covello a causa – si disse all’epoca – della nebbia.
Nel libro vengono poi ripercorse tutte le fasi della strage di Ustica e del misterioso ritrovamento, il 18 luglio del 1980, in Sila, di un Mig libico.
Arcangelo Badolati riporta le rivelazioni fatte, poco prima di morire, dal presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga e da Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo, Vito. Non solo: in relazione al Mig presenta decine di testimonianze che confermano come la data di ritrovamento del velivolo militare non coincida con quella della reale caduta. Nel testo sono inoltre riportati documenti dei servizi segreti ed i risultati delle indagini svolte dal giudice istruttore Rosario Priore.
Alla strategia della tensione ed ai rapporti tra la criminalità organizzata calabrese e la destra eversiva e golpista sono poi dedicate decine di pagine con testimonianze dirette dei protagonisti dell’epoca che riferiscono del progetto di colpo di stato che avrebbe dovuto coinvolgere i mafiosi locali e quelli siciliani e gli uomini del principe Junio Valerio Borghese. In merito sono anche riportate le dichiarazioni rese dal capo dei corleonesi Luciano Liggio, da Tommaso Buscetta, dal mammasantissima reggino, Giacomo Ubaldo Lauro, dall’ordinovista Vincenzo Vinciguerra. In questo complesso contesto venne pure pianificata la strage di Gioia Tauro. Una strage provocata con una carica di esplosivo - come rivelato allo scrittore da uno degli autori – e fatta invece passare all’epoca come un deragliamento del treno la “Freccia del Sud” provocato da un guasto meccanico.
Arcangelo Badolati produce confessioni e relazioni tecniche che dimostrano definitivamente il contrario. Ampio spazio è poi dedicato ad una superloggia massonica istituita a Reggio Calabria con l’avallo del neofascista Franco Freda e del boss palermitano Stefano Bontate, che avrebbe dovuto controllare appalti e politica in riva allo Stretto. Il terrorista nero si nascose nella città calabrese per lungo tempo come rivela il pentito Filippo Barreca e venne aiutato ad espatriare dalla ‘ndrangheta. Badolati riporta le dichiarazioni di Barreca e le lettere che Freda scrisse ai suoi complici calabresi quando già si trovava in centro America.
A un “giallo” rimasto per più di vent’anni insoluto è dedicato l’ultimo capitolo. L’autore ricostruisce, infatti, la dinamica dell’assassinio di Roberta Lanzino, una studentessa universitaria violentata e uccisa nel luglio del 1988 lungo la strada che collega Rende a San Lucido. Per il delitto, grazie a un’abile opera di depistaggio smascherata da Badolati, vennero incriminati e mandati a giudizio tre pastori innocenti. Grazie alle confessioni rese dall’ex capobastone di Cosenza, Franco Pino, e alle testimonianze del fratello di una donna strangolata nel 1990 perchè a conoscenza dei nomi dei veri autori del barbaro crimine, lo scrittore disegna lo scenario reale entro il quale maturò il delitto. Nel libro vi sono le dichiarazioni del padre di Luigi Carbone, scomparso per lupara bianca, e indicato come uno degli assassini della studentessa, che accusa il complice del figlio. Toccante, infine, quanto testimoniato a Badolati dai genitori della studentessa che sperano di ottenere finalmente giustizia.