“Non vedo l’ora che venga domenica” è un libro inchiesta che Giulia Depentor, nativa di San Donà di Piave, scrive per analizzare un terribile fatto di cronaca, avvenuto nella sua città natale nel 1970, cioè tredici anni prima della sua nascita, e nel quale si analizzano le circostanze di luogo e di fatto per le quali un bel bambino di dieci anni diventa vittima di un predatore sessuale, Antonio Pastres, che lo attira in una trappola, lo sequestra, lo violenta e lo uccide strangolandolo.
È una lettura per molti aspetti angoscianti, che io sento più profondamente del lettore comune in quanto questo scellerato, dopo la condanna venne trasferito nella casa di reclusione di San Gimignano, che io dirigevo (periodo 1970-1980), per cui ho conosciuto personalmente questo detenuto e ne ho scritto, brevemente, nel mio memoriale “La mia vita dentro – Le memorie di un direttore di carceri”, scritto ripresto e citato dall’Autrice.
È un libro la cui lettura dovrebbe interessare tutte le famiglia con bambini, perché con gli occhi di una moderna giornalista, descrive tutti i sintomi e i segnali di pericolo che sfuggirono a tutti coloro che impattarono in Antonio Pastres senza riconoscere il pericolo che questa belva rappresentava. E di belve in libertà ve ne sono sempre tante.
Il libro è arricchito di molte immagini. (luigi morsello)